Tecniche antiche e alternative di ripresa e stampa - Modulo 1
Foro stenopeico; Cianotipia, Van Dyke; Emulsione Liquida
L'immagine, la materia e l'arte fotografica.
Un'immersione nel mondo delle tecniche dei grandi pionieri della fotografia.
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Data inizio: da riprogrammare
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Docente: Antonio Crisà (prof. di fotografia all’Accademia di Belle Arti)
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Aula limitata a soli 5 allievi!
Il corso
Fra qualche anno la fotografia compirà ufficialmente 2 secoli di vita! Duecento anni in cui si è passati dalle prime fotografie realizzate utilizzando diversi supporti e innumerevoli formule chimiche, fino ad arrivare alle immagini impalpabili del mondo digitale.
Questa non vuole essere una critica del mondo della fotografia attuale. Anzi, la tecnologia digitale è ciò che ci permette di diffondere le nostre immagini a livello mondiale, senza confini, senza tempo.
Il lato negativo di questa tecnologia è il rischio di dimenticare le origini e l’evoluzione della fotografia come è stata fino all’inizio di questo millennio.
Il “digitale” è effettivamente utilizzabile da circa vent’anni, ovvero da un decimo del tempo in cui esiste la meravigliosa arte fotografica.
Allora è lecito chiedersi: cosa ne facciamo dei restanti nove decimi?
Quello che vi proponiamo in questo corso è un ritorno alle metodologie antiche e alternative di ripresa e stampa fotografica, un modo per entrare nella zona “arte” del sistema fotografico, dove il pensiero diventa fondamentale nella realizzazione di una fotografia.
Questo approccio porta alla realizzazione di stampe non ripetibili: ogni fotografia, pur mostrando lo stesso soggetto, è diversa dalle altre e si configura quindi come opera unica.
Si riscopre la manualità dell’autore, quell’Ars-Téchne tanto bramata fino al Medioevo in cui l’Arte è guidata da regole senza le quali non può esistere.
Le metodiche
Ci caliamo quindi nei panni dell’artigiano che bilancia regole e fantasia per dare forma al suo pensiero.
Le metodiche che prenderemo in esame in questo corso sono quattro:
1 - la ripresa con il foro stenopeico e lo sviluppo del negativo
2 - la stampa con emulsione liquida
3 - la tecnica della cianotipia
4 - la tecnica Van Dyke
1 - La macchina fotografica a foro stenopeico (pin-hole) è una semplicissima scatola a tenuta di luce in cui viene esposta una pellicola fotografica attraverso un piccolissimo foro che funge da obiettivo.
Il risultato è una fotografia in cui tutto è a fuoco, ma senza la nitidezza che si ottiene con un’ottica fotografica. Un’immagine in cui è evidente un alone di misteriosa indefinitezza che la rende unica.
L’interesse verso questa modalità di ripresa fotografica ha portato alla creazione di “obiettivi” pin-hole per le macchine fotografiche reflex o mirrorless. Si tratta di un semplice tappo di chiusura del corpo macchina con un minuscolo foro centrale (realizzato su un lamierino sottilissimo): questo dà la possibilità di sperimentare il foro stenopeico sulla tecnologia digitale.
Noi faremo di più, realizzando le negative di grande formato che ci serviranno per alcuni passaggi successivi del corso.
Utilizzeremo pellicole di formato 10x12 cm, montate su una “macchina fotografica” in legno, che altro non è che un scatola vuota…
2 - Dopo lo sviluppo della pellicola prepareremo la carta per stampare copie positive dalle negative che avremo realizzato.
Potremmo stampare semplicemente su un foglio di carta sensibile “commerciale”, ma anche in questo caso vogliamo fare di più: prepareremo noi stessi i fogli su cui stampare, stendendo l’emulsione liquida su carta di elevata qualità.
Ma cos’è l’emulsione liquida? Si tratta di una gelatina ai sali d’argento, sensibile alla luce, che può essere stesa su diversi supporti. Questi verranno esposti e trattati come un normale foglio di carta fotografica.
Qual è la differenza rispetto alla stampa su un foglio di carta sensibile “commerciale”?
Fondamentalmente la possibilità di ottenere una stampa unica, stendendo l’emulsione in modo da ottenere effetti particolari, oppure semplicemente usando un foglio di carta di particolare pregio (per esempio le più belle carte acquerello).
Iniziamo a intravvedere una certa contaminazione della fotografia con altre arti visive…
3 - Con la cianotipia entriamo ufficialmente nelle antiche tecniche di stampa. In effetti la stampa con l’utilizzo dell’emulsione liquida, di cui abbiamo appena parlato, è una tecnica relativamente moderna, che possiamo far risalire agli anni ’60 del secolo scorso.
La cianotipia, invece, è un procedimento messo a punto da Sir. John Herschel nel 1842.
È una delle tecniche più semplici di stampa che utilizza i sali di ferro per creare un’immagine su carta o su altri supporti idonei.
Attenzione: semplice non significa banale! I risultati che si ottengono utilizzando questa tecnica sono affascinanti, a partire dal colore di base delle fotografie: il blu di Prussia (che può essere virato in altri colori mediante opportuni metodi).
Questa tecnica si presta a notevoli sperimentazioni, ed è considerata la porta di ingresso all’universo delle tecniche di stampa antiche e alternative.
Come anche la tecnica Van Dyke (e molte delle altre tecniche antiche di stampa), la cianotipia si combina perfettamente con la tecnologia attuale. Il punto di partenza può essere una fotografia digitale da cui si otterrà la stampa definitiva, quell’opera unica così lontana dalla ripetibilità meccanica del digitale.
4 - La formula del Van Dyke Brown viene registrata in Germania nel 1895 da Arndt e Troost. Prende il nome dal pittore fiammingo, principalmente ritrattista, Anton Van Dyck, in quanto la tonalità di base è un colore bruno che ricorda il Bruno Van Dyck largamente utilizzato dal pittore. Anche in questo caso, è possibile effettuare viraggi per modificare i toni di base.
Questa tecnica utilizza i sali d’argento come base per sensibilizzare il supporto di stampa e fornisce risultati davvero sorprendenti, paragonabili alla decisamente più costosa e complessa stampa al platino.
Le tonalità calde e intense di questo metodo di stampa la rendono particolarmente adatta ai ritratti e ai nudi; ma anche paesaggi naturali e urbani possono essere valorizzati dalla ricchezza di dettagli delle stampa Van Dyke.
È una tecnica leggermente più complessa rispetto alla cianotipia, ma ancora semplice se paragonata ad altre tecniche di stampa. Anche in questo caso è necessario seguire le regole di base che, con il proseguire della propria esperienza, potranno essere superate per ottenere risultati personali.
Obiettivi e requisiti
Immergiamoci quindi in un mondo fatto di prove, errori e ancora prove fino a raggiungere il risultato: la nostra “copia unica” e irripetibile, la nostra “opera d’arte” che abbiamo creato con la complicità della luce e di semplici elementi chimici: il pensiero che modifica la materia, la trasmutazione alchemica.
Questo è il momento di fare e pensare alla fotografia in modo decisamente diverso dal modus operandi a cui ci siamo abituati negli ultimi anni.
In questo corso faremo fotografia utilizzando metodologie non convenzionali e decisamente affascinanti.
Partiremo dalla ripresa, utilizzando due tecnologie molto distanti tra loro: la “macchina fotografica” a foro stenopeico (utilizzando pellicole di grande formato) e l’attuale macchina fotografica digitale, per lavorare secondo un approccio “ibrido”.
Proseguiremo con le tre tecniche di stampa che abbiamo descritto. Il risultato: la nostra “copia unica” e irripetibile, la nostra “opera d’arte”
Requisiti: Il corso è aperto a tutti.
Modalità
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data inizio: da riprogrammare
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docente: Antonio Crisà (prof. di fotografia all’Accademia di Belle Arti)
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Attestato di frequenza al termine del corso (frequenza minima del 75% delle lezioni)
Programma didattico
Ripresa e stampa
Partiremo dalla ripresa, utilizzando due tecnologie molto distanti tra loro: la “macchina fotografica” a foro stenopeico (utilizzando pellicole di grande formato) e l’attuale macchina fotografica digitale, per lavorare secondo un approccio “ibrido”.
Effettueremo quindi il trattamento chimico delle pellicole e realizzeremo alcune stampe partendo dai file digitali: questi saranno i materiali di partenza, i “semilavorati” per realizzare il prodotto finito, le stampe in camera oscura secondo varie tecniche.
La stampa è sempre il momento più affascinante della fotografia analogica: le immagini compaiono dal nulla sotto i nostri occhi e si fissano sui fogli di carta immersi nei chimici di trattamento.
Tutto il procedimento, essendo rigorosamente manuale, non può essere standardizzato e codificato come è normale nella creazione di immagini digitali. Lungi da essere un limite di questo modo di fotografare, questa procedura consente di realizzare soltanto immagini in copia unica. Altre copie della stessa fotografia non potranno mai essere uguali e questa unicità rappresenta il valore dell’opera realizzata.
Le tecnologie di stampa che utilizzeremo in questo corso sono la stampa bruna di Van Dyke e la cianotipia (stampe ai sali di ferro), e la stampa ai sali d’argento utilizzando le “moderne” emulsioni liquide.
Prepareremo i fogli per la stampa, sensibilizzandoli con le diverse emulsioni, li esporremo alla luce bianca o alla luce UV (in base alla tecnologia adottata), li svilupperemo utilizzando bagni chimici commerciali e autoprodotti. E otterremo le nostre fotografie: forse non grandi opere d’arte, ma sicuramente lontane dalla banalità: il punto di partenza per
proseguire con la sperimentazione e la ricerca personale.
Il corso si sviluppa in 7 incontri serali e 1 diurno ed è dedicato a chi non ha fretta e non è ossessionato dal risultato immediato! Una “fotografia lenta” che ci dà il tempo di pensare e l’emozione di poter sbagliare qualcosa senza poter recuperare con il comando “Annulla” (Undo…)
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Lezione 1 (06/12) – introduzione storico-teorico-tecnica e preparazione dei chimici di sensibilizzazione e trattamento.
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Lezione 2/3 (11/12) – ripresa con foro stenopeico a pellicola e ripresa con tecnologia digitale (lezione diurna)
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Lezione 4 (13/12) – sviluppo del negativo su pellicola – preparazione delle negative dai file digitali
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Lezione 5 (20/12) – preparazione e sensibilizzazione della carta da stampa
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Lezione 6 (10/01) – stampa ai sali di ferro: la cianotipia, ovvero il “blu di Prussia”
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Lezione 7 (17/01) – stampa ai sali d'argento: la stampa bruna / Van Dyke
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Lezione 8 (24/01) – stampa ai sali d’argento: le “moderne” emulsioni liquide
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Lezione 9 (31/01) – conclusioni e discussione sulle opere realizzate
Iscrizioni e pagamento
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