Sì, è una mia interpretazione di un detto popolare, ma lo ritengo più utile rispetto all’originale. Aggiungo ancora una parola, così la citazione diventa: “Impara l’arte e la tecnica… e usale!”
La fotografia, come sappiamo, è arte e comunicazione. Qualsiasi fotografia ha un significato che non può essere puramente oggettivo, perché la presenza del fotografo si percepisce in ogni immagine. Due fotografie dello stesso soggetto, realizzate nello stesso momento da due persone diverse saranno necessariamente due fotografie diverse.
Tutto questo vale per ogni genere fotografico: dallo still-life al ritratto, dal reportage al paesaggio.
E vale ovviamente per la fotografia di moda, anche nella forma più semplice della fotografia per cataloghi (e per e-commerce).
Cosa significa fotografare abbigliamento per un catalogo? Semplice: significa mostrare al meglio l’insieme e i dettagli dell’abito o dell’accessorio.
Tutto qui? Sì, nel caso di cataloghi o siti web dozzinali. Non serve nessuna interpretazione, perché l’unica cosa veramente importante è che il prodotto si veda (e si venda).
Sicuri? E allora perché brand importanti spendono denaro e tempo per realizzare le “semplici” fotografie di catalogo? Perché vogliono “quel” fotografo?
Ogni fotografo che possa definirsi tale ha sviluppato un proprio modo di lavorare, uno stile, possiamo dire. Anche nelle fotografie più semplici si percepisce il suo sguardo. Ecco allora che alcune fotografie funzionano meglio di altre, perché sono illuminate meglio, perché i modelli sono più “vivi”, perché il mood generale delle immagini è più coinvolgente.
Se questo è percepibile nella fotografia di catalogo, riusciamo a comprenderne l’importanza nella fotografia di moda più elaborata, dove il fotografo assume il ruolo di regista, creatore del racconto per immagini, in collaborazione con un team di professionisti che si occupa degli altri aspetti dello shooting.
Per non parlare della fotografia di ritratto, in cui il rapporto tra fotografo e soggetto assume dinamiche uniche che saranno fondamentali per la perfezione del risultato.
In tutto questo discorso non possiamo dimenticare la tecnica.
Ci sono molte “fake”, false interpretazioni, riguardo l’importanza della tecnica. Tra le più comuni emerge la convinzione di poter fare fotografia “a intuito”, perché le macchine fotografiche suppliscono alla mancanza di conoscenza. Inoltre si sente spesso dire che la tecnica uccide la creatività… E se ne sentono molti altri di questi falsi miti.
Un simile approccio alla fotografia non porterà a nulla che vada al di là del “click” legato al caso.
Tutte le arti, tutte le forme di comunicazione hanno solide basi di tecnica; perché per la fotografia dovrebbe essere diverso?
La tecnica è fondamentale per esprimere il proprio pensiero e la propria visione, per comunicare in modo mirato ed efficace attraverso la fotografia, come attraverso qualsiasi altra forma di arte e di comunicazione. Senza tecnica il fotografo non può esprimere nulla, così come non può esprimere nulla chi si siede davanti a un pianoforte senza conoscere le basi della musica.
Ovviamente la tecnica non deve imbrigliarci, non deve diventare tecnicismo. La tecnica al nostro servizio, non noi al servizio della tecnica.
Torniamo alla fotografia in studio (il catalogo, la moda, il ritratto).
Imparare la tecnica in questo settore fotografico significa poter ottenere ciò che vogliamo dalle nostre fotografie. Oppure ottenere ciò che il cliente ci chiede.
Significa conoscere la luce e saperla usare bene, abbandonando gli schemi di illuminazione banali.
Significa interpretare il soggetto da ritrarre, valorizzare gli abiti e gli accessori che indossa, evocare emozioni e stati d’animo.
Significa imparare a lavorare in team insieme a truccatori, stylist parrucchieri e assistenti di studio.
Soprattutto significa conoscere bene tutte le attrezzature di uno studio fotografico: i fondali, le luci, i modificatori di luce, gli esposimetri, le ottiche, in modo da poter realizzare il nostro lavoro in ogni situazione e in qualsiasi studio fotografico in cui ci troveremo a operare, senza improvvisazione.
E se per qualche motivo sarà necessario improvvisare, perché manca il softbox che speravamo di trovare in studio o perché improvvisamente un flash smette di funzionare, le conoscenze tecniche saranno utilissime per non bloccarsi e per non rimandare il lavoro.
E significa anche conoscere i periodi storici di questo genere di fotografia, gli stili, i grandi fotografi che hanno elevato la fotografia di moda ad Arte.
Impara la tecnica, usala e poi… dimenticala: perché diventerà parte del tuo modo di lavorare tanto da non dover più pensare a come fare, ma solo al risultato che è chiaro nella tua mente.
Si può insegnare tutto questo? Noi lo facciamo da anni in Accademia Torinese di Fotografia, in particolare con il Master di Fotografia in Studio - “Tecnica e illuminazione in sala di posa”.
Molti allievi lo hanno seguito per migliorare i risultati della passione per la fotografia, alcuni lo hanno frequentato per creare le fondamenta della futura professione da fotografo.
Altri allievi, già fotografi professionisti, hanno voluto ampliare le proprie conoscenze di fotografia in studio per proporre nuove idee ai propri clienti. Spesso abbiamo allievi che, già laureati in discipline artistiche, vogliono approfondire il tema della fotografia in sala di posa.
È un percorso in cui teoria e pratica si compenetrano, in cui gli allievi si “sporcano le mani” lavorando direttamente con le attrezzature dello studio fotografico.
Non vengono proposte situazioni pronte da utilizzare, ma in ogni incontro il docente e gli allievi preparano insieme i set e l’illuminazione da utilizzare per le esercitazioni.
In un continuo scambio di idee con i professionisti coinvolti nella realizzazione dello shooting gli allievi potranno apprendere sul campo il modus operandi, le competenze, le finezze indispensabili per lavorare davvero bene in una sala di posa.
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