Oggi parliamo della fotografia della figura umana, il ritratto, il nudo, la moda, ispirandoci a due grandi maestri della fotografia: Jeanloup Sieff e Irving Penn.
E’ importante conoscere gli autori e il periodo storico per meglio interpretare gli stili e pensieri dei grandi fotografi che hanno fatto la Storia della Fotografia. Solo così possiamo capire il significato profondo di alcune immagini da loro realizzate in modo da imparare a vedere in modo diverso luci, ombre, forme che danno intensità e forza alla fotografia della figura umana.
«La fotografia di moda non esiste»
Questo è ciò che disse nel 1967 Jeanloup Sieff durante il convegno Europhoto in Germania, esprimendo un disagio che già le scelte operate durante la sua carriera raccontavano: la predilezione per il reportage e la fotografia “seria” era evidente nella sua collaborazione con l’agenzia Magnum, ma non mancavano gli incarichi nel mondo della moda. In questo senso, però, la sua idea di fotografia era sicuramente orientata alla presentazione della “forma”, rispetto al “contenuto”, unica maniera, secondo il suo modo di vedere, di riscattare l’immagine dagli obblighi della rappresentazione, così come accade proprio nella moda.
«Un’immagine è, in un certo senso, condannata a essere bella per essere efficace, indifferentemente dal soggetto che rappresenta o dalla motivazione che l’ha determinata».
In un’epoca, gli anni ’60, in cui le arti visive si sviluppavano in una tensione dialettica tra Pop e Op, che non è uno scioglilingua, ma la contrazione di Popular e Optical (la prima tendenza rivolta e immersa nelle cose esterne, nel comportamento dei soggetti, la seconda volta alla valorizzazione dell’opera e della forma fine a se stessa) lo sguardo di Sieff era decisamente “ottico” e impegnato a organizzare e analizzare sottilmente le strutture formali dell’immagine stessa a discapito dei soggetti. Raggiunge il suo apice nella fotografia di nudo, in cui la perfezione della forma, della bellezza e una buona vena ironica fanno sì che il sottile erotismo presente nelle sue fotografie non sia mai volgare né banale. Si può vedere come in Jeanloup traspaia l’ amore per la composizione, per la forma, per i dettagli, per la luce, in una costruzione di un’immagine in cui nulla è lasciato al caso.
Un approccio simile è quello del suo predecessore Irving Penn, anche egli diviso, nei primi anni della sua carriera, tra una dimensione immediatamente operativa nel mondo della moda (la direzione artistica di Harper’s Bazar) e le esperienze di ricerca estetica lontane dalle imposizioni del mercato. La formazione pittorica di Penn lo portava infatti alla massima valorizzazione delle componenti formali della fotografia in uno stile grafico, elegante e raffinato che recuperava l’intervento manuale e la difficoltà operativa per riscattare la fotografia dalla meccanicità massificante e semplicemente rappresentativo di cui era accusato questo mezzo. Si dedicava infatti tanto alla produzione dell’immagine nell’organizzazione di forme e linee, volumi, silhouette valori cromatico-tonali, quanto alla sua post-produzione in camera oscura, per esempio attraverso la riscoperta e l’uso della tecnica complessa e delicata della stampa al cloruro di platino (diffusa per altro tra i pittorialisti di inizio Novecento).
I soggetti dei ritratti e degli splendidi nudi realizzati da questo autore si sono dovuti adattare al fotografo, al “sistema Penn”. Non è il soggetto il punto centrale della fotografia, ma il trattamento, l’esercizio del linguaggio a prevalenza sintattica più che referenziale.
In Penn il soggetto è secondario rispetto al suo trattamento nell’immagine, quasi un pretesto per esibire uno squisito esercizio formale.
Ma torniamo a Sieff: la fotografia di moda esiste o no? Qual è il senso che deve essere dato a questa affermazione?
La fotografia di moda non deve avere un suo stile, ma può essere interpretata in ogni modo di fotografare. Gli autori citati privilegiavano la forma piuttosto che il comportamento. Allora un ritratto, un nudo, possono essere fotografie di moda e l’abito non è più il protagonista, superato dalla bellezza del corpo.
Qui in Accademia lo studio degli autori è sempre teso alla riflessione e all’apprendimento pratico: cogliamo l’occasione per approfondire questi due autori proprio in funzione dello studio delle forme, dei contrasti di luci e ombre, delle linee in relazione al corpo, nelle due accezioni del nudo e del ritratto, con uno dei nostri workshop più amati “La forma della bellezza”.
(riferimenti bibliografici: Claudio Marra, Nelle ombre di un sogno, Mondadori)
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